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Africa, spostarsi a ritmi lenti

3 minuti di lettura
Un viaggio avventura in Africa, un viaggio per cuori impavidi in una terra incredibile. Il racconto di un viaggio con mezzi del posto, a ritmi incredibilmente lenti, un viaggio che lascia segni indelebili.

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Questo articolo è stato aggiornato il Luglio 31, 2014

Trovare informazioni su mezzi e metodi (è il caso di dirlo) di trasporto in Africa, siano entro un unico stato oppure tra stati adiacenti, è sempre una sfida, ma un aiuto a superare gli scogli viene fortunatamente offerto tramite web da chi ci è già passato. E così si acquisisce un pochino di sicurezza (apparente) in più in vista di quello che sarà un vero viaggio avventura, senza guide ufficiali, con molti imprevisti e contrattempi, ma anche con un sacco di persone fantastiche che sapranno aiutarvi lungo la strada. Il bello, infatti, è incontrare gente ben disposta a darvi informazioni per pura cortesia, gentilezza e fiduciosa apertura verso il prossimo; sentimento, quest’ultimo, spesso dimenticato da noi gente del “primo” mondo.

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Vi state chiedendo perché mai dovreste arrischiarvi in un fai-da-te quando ci sono villaggi all inclusive con le migliori guide turistiche del territorio e un orientamento al vostro stile di vita cui non rinuncereste mai? Forse questo post non fa per voi, oppure… potrei provare a darvi delle ottime motivazioni per diventare dei beginner e voi, dal canto vostro, potreste provare a leggere ancora qualche riga e lasciarvi andare un po’.

Scegliere i trasporti locali consente, banalmente, di risparmiare fino all’inverosimile ed è anche uno dei modi per entrare in contatto con l’ossatura di un Paese. Niente di più affascinante.

Spostarsi in Africa significa entrare in contatto con il significato più profondo della parola “viaggio” e vivere una delle avventure più belle della vita. E non intendo limitare il concetto alla porzione di vita trascorsa tra un posto e l’altro: mi riferisco proprio alla vita nella sua complessità, perché muoversi nel continente nero è un gran mix di esperienze che coinvolgono e sconvolgono tutti i sensi, amplificano la percezione e arrivano nel profondo fino a smuoverci un po’. Prendere un mezzo di trasporto interno, qualunque esso sia, significa inserirsi in un contesto socio-culturale differente dal nostro; un po’ come prendere la metropolitana a New York o il traghetto a Oslo, solo che qui si tratta di una situazione molto, ma molto lontana da quella cui siamo abituati e molto molto distante da ciò che potremmo mai immaginare se in Africa non siamo mai stati o se non l’abbiamo mai visitata in veste di viaggiatori. Eliminare dalla lista dei trasporti locali i treni ad alta velocità, la metropolitana, gli shuttle bus e qualunque diavoleria rientri nei moderni collegamenti tra città, porti e aeroporti è cosa abbastanza ovvia, ma riuscire a figurarsi chiatte superaffollate, piroghe, matatu con controllore esterno all’abitacolo, bus di linea che percorrono 300 km in non meno di 12 ore, carrapide con il piano bagagli in sviluppo verticale, auto private trasformate in taxi per l’occasione, picky picky, e tempi interminabilmente dilatati come la normalità, non è per nulla semplice.

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E poi le strade strette e polverose; i dossi creati con i tronchi degli alberi atti a rallentare la corsa degli autisti più spericolati; e, ancora, gli ambulanti che si avvicinano e offrono cibo attraverso i finestrini, si contratta e si acquista on the road; le vie principali asfaltate che mettono in collegamento i centri principali, spesso passando attraverso il nulla più totale per centinaia di chilometri.

E le distanze, che io ora cito in unità di misura occidentali, nell’area racchiusa tra i due tropici, vengono misurate in tempi di percorrenza a piedi, a passo spedito o di corsa. Le gambe, d’altronde, sono i mezzi della gente comune. Quanta differenza e quanta bellezza e logicità in tutto questo!

In questo mondo rallentato, in cui tutto sembra a tratti surreale, lo stupore e la magica sensazione di sorpresa, che esplode dietro ogni angolo, non vi abbandoneranno mai. Infine, la capacità – insita nell’uomo – di acquisire ritmi più lenti giorno dopo giorno è un regalo immenso e consente, anche a noi, un’integrazione graduale con la natura. Pare impossibile, ma vi garantisco che è così: abituati agli stop forzati per attraversamento elefanti, il rientro in città sarà sì traumatico, ma sarete in grado di tenere lontani gli scatti di nervi per qualche settimana. L’Africa ve la porterete a casa per un bel po’.

Foto di www.world-traveller.org, mag.sky.it

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Informazioni sull'autore
31 anni, radici lombarde e una goccia di sangue austriaco nelle vene. Coordina la corporate communication delle filiali estere dell'azienda per cui lavora ed è in viaggio una decine di giorni al mese. Sa che la sua vita non potrebbe essere altrimenti. Ha una passione spiccata per i viaggi vissuti come apertura verso luoghi e culture che vanno a comporre inevitabilmente anche la sua. Ha un sogno nel cassetto: scrivere e raccontare di viaggi come opportunità per i più, a testimonianza che il viaggio e le sue emozioni possano davvero essere per tutti.
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