Questo articolo è stato aggiornato il Febbraio 6, 2015
Un giorno JFK disse “Washington è una città di efficienza meridionale e fascino settentrionale”
I sinonimi di viaggiare sono tanti, e nessuno ne soddisfa pienamente il senso: esplorare, visitare, scoprire, assaggiare, sperimentare, socializzare. In questo caso, viaggiare è anche sinonimo di raccontare. Raccontare i colori, gli odori, i suoni, gli spazi verdeggianti, le pareti di cemento e acciaio, lo sventolio delle bandiere, il rombare di taxi e le manifestazioni politiche di Washington.
Come raggiungere Washington
Da New York sono tanti i modi per raggiungere la capitale: aereo, il mezzo meno pratico, il treno, più comodo, ma non easy budget come lo é il pullman. Per quanto mi riguarda, in un una calda mattina di luglio ho preso il pullman come i veri americani: sedili confortevoli, wi-fi altalenante, aria condizionata al massimo e un bellissimo paesaggio fuori dal finestrino mi hanno accompagnato nelle tre ore di tragitto. E poi scesa in una città così nuova ho solo spalancato di più gli occhi e mi sono fatta trascinare dalla voglia di viaggiare e raccontare.
Washington DC è una capitale moderna ed elegante, all’avanguardia in trasporti e viabilità. Immensa.
Sulle carte sembrava tutto vicino ed invece il The Mall sembra interminabile.
Una città, grandiosa nelle strade e nei sentimenti, dimostra il melting pot americano: mille volti e mille razze impastate insieme e un’architettura che spazia dal classicismo del nuovo millennio, dall’essenziale del vetro-acciaismo modernista.
Vi si respira il cuore dell’America. Imponenti monumenti che inneggiano ai presidenti, agli eroi del passato, ai soldati, che hanno dato la vita per la patria, e alla gente comune che vive, tra speranza e paura, ogni aspetto del reale. La Casa Bianca vista tante volte in tv, tutte le croci bianche di Arlington, il memoriale al Vietnam, il grande obelisco, il Congresso lasciano senza parole e trasmettono emozioni più potenti di quanto ognuno di noi si aspetta.
Sede dell’FBI
La prima tappa, prendendo la metro direttamente dal parcheggio dove fermano gli autobus, é stata, per una serie di coincidenze la sede dell’FBI, di seguito il primo ingresso nel The Mall ha condotto fino al grande obelisco e alla piscina che richiama alla mente film e discorsi che hanno cambiato la storia. Chiedendo, preventivamente, al governo statunitense è possibile salire sul grande monolite di pietra e abbracciare tutta la città a 360 gradi, scorgendo in una visione d’insieme la sua affascinante toponomastica.
Casa Bianca
Discesi a terra, poco distante, attraversato un grande prato, la Casa Bianca si mostra possente e solida con tutti i segreti dei suoi abitanti. Dettaglio curioso proprio sull’angolo sinistro del giardino frontale si vede l’orto della Michelle: curatissimo e grazioso.
Vicino alla dimora di Mr. e Mrs. Obama si trova un piccolo e delizioso ristorantino, il Founding Farmers. Se capitate a Washington, come me nel weekend, potete gustare un ottimo brunch a base di uova, bacon, pancake e cappuccini in pieno stile americano.
Cimitero di Arlington
Altro giro di metro per arrivare al cimitero di Arlington, quella distesa erbosa di croci bianche, la tomba del presidente Kennedy e il volo delle aquile hanno una presa diretta per i cuori teneri come me. Così come i memoriali soprattutto quello per i caduti in Vietnam.
Questi non sono segni di elogio alle vittorie e alla grandezza d’America ma, memoria e commemorazione delle perdite e le sconfitte.
Campidoglio
Ultima tappa nella capitale invece é proprio l’altro simbolo del potere. Ovvero il marmo bianco e lo stile classico del Campidoglio, davanti al quale, strano quanto vero, ho incontrato una manifestazione di piazza con tanto di magliette colorate, striscioni e slogan.
Washington si è mostrata in ogni suo aspetto più evidente, ma come ogni capitale è inscopribile in poche ore. Si potrebbero vedere i piú disparati musei, da quello dedicato allo spazio a quello sugli indiani o farsi conquistare dai tesori della biblioteca del Congresso. Ma é sempre bello lasciare qualcosa di non visto per poter dire “sarà per la prossima volta“.
Foto di Sean Hayford O’Leary, eGuide Travel, Tom Thai