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Taxi, come non farsi fregare all’estero

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Questo articolo è stato aggiornato il Aprile 17, 2014

taxi tallinn

Mi son fatto fregare. Ecco. Non lo volevo dire a nessuno, mai. E così l’ho scritto.

Uno fa l’esperto, organizza tutto, risparmia di qua e di là, pensa un po’ alle varie cose che servono e a quelle che potrebbero capitare. Si fregia anche di sapersela cavare alla grande e quasi finisce, sotto sotto, con il prendere in giro chi sbaglia, chi tralascia qualcosa, chi da “classico turista” con la testa tra le nuvole si fa fregare come l’ultimo dei fessi. Ma il contrappasso è sempre dietro l’angolo, e le mie belle fregature (una in particolare mi brucia ancora) mi sono arrivate puntuali.

Sarà che il periodo pasquale nel quale sto scrivendo mi rende un po’ più propenso ad un sano bagno d’umiltà, sarà forse che si impara più dai propri errori che dai successi, ad ogni modo voglio raccontare la mia esperienza possa magari essere di una qualche utilità per chi ha piacere di leggersela.

Avevo programmato una breve vacanza a Tallinn, Estonia, lo scorso novembre, prenotando per tempo volo e appartamento in centro. Informatomi sui trasporti pubblici dall’aeroporto al centro e considerato l’atterraggio la domenica sera, constato che l’unica soluzione percorribile è quella del taxi, con una corsa di pochi chilometri.

Si aprono quindi le sliding doors e verso la strada vedo diversi taxi in attesa e con il cartello del servizio a circa 8-10 euro. Da lì parte il black out mentale: mi accorgo di non aver stampato o comprato o cercato in aeroporto una mappa della città; capisco che dell’indirizzo che ho in mano non me ne faccio nulla; mi si fa incontro un gentilissimo giovane tassista che ci accompagna al suo bel Lexus blu con mille lucine a led che sfolgorano nella notte; ci accomodiamo e porgo l’indirizzo al giovane, che lo imposta nel navigatore ed accende il tassametro. Un barlume di ragione mi suggerisce di chiedergli all’incirca quanto si spenderà, giusto per mettermi un po’ tranquillo, ed il giovane farfuglia qualcosa del tipo che non lo può sapere prima e deve mettere il tassametro. Nel mio, quanto il suo, povero inglese gli chiedo delle tariffe base che avevo letto in aeroporto, per il centro, e lui mi risponde che il mio indirizzo è nella Old Town, che “non è il centro” a suo dire e che perciò devo aspettare fine corsa per il responso del tassametro.
Non sapendo che altro dire, mi occupo allora di dare un colpo di telefono al proprietario dell’appartamento prenotato, quando mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Non riesco a telefonare. Verifico ogni tipo di cosa, ma non prende la rete, nessuna delle disponibili, e per qualche assurda regione che nemmeno ricordo (e che ho risolto il giorno dopo, ma questa è un’altra storia) chiamate, messaggi e internet sono andati in blocco.

Due bei cazzotti in pochi minuti e sono steso: su un taxi che non so quanto mi costerà (e che comincia, giustamente, a puzzarmi) e verso un appartamento di un proprietario col quale non riesco a mettermi in contatto. Poi è sera, sono stanco, non sono nel Paese col clima più mite del mondo e sono con la mia ragazza che non voglio far preoccupare.
Il taxi arriva e ci accompagna all’indirizzo corretto, che però corrisponde ad un portone che dà su di un cortile interno, con una serie di campanelli senza alcuna indicazione. Ma prima di preoccuparsi di questo (cosa poi risolta in qualche modo dopo una decina di minuti), c’è un taxi da pagare.

Mi mostra il display del tassametro: 48. Con un kn in piccolo in basso, che è il simbolo della vecchia valuta estone. Ma il giovanotto mi specifica, dopo 5 o 6 richieste mie, che si tratta di euro, di 48 euro. Steso. “You’re mad!” glielo dico e glielo ripeto, in maniera sempre più allucinata, e nemmeno si stupisce tanto a dire il vero. Ma mi conferma che sono proprio 48 euro. Avrei fatto casino se non fossi stato all’estero, di sera inoltrata, con la mia ragazza e magari con un telefono funzionante.
Ma gli ho porto la banconota arancione. I due euro che mi restituisce di resto glieli avrei tirati in testa. O sulla sua bella Lexus. Ma ormai la cosa migliore da fare era mandar giù l’amaro boccone e godersi la vacanza!

Morale:
• Procurarsi una mappa, sempre, meglio se cartacea
• Informarsi bene sulla destinazione e sui modi per raggiungerla
• Controllare le reti per il roaming, l’imprevisto è dietro l’angolo
• Semplicemente non prendere i taxi “diversi” o con i tassisti gentili che si fanno incontro

P.S.: al ritorno me la sono cavata con meno di 10 euro, bagagli inclusi!

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Informazioni sull'autore
Veronese, ventinovenne, laureato in economia con specializzazione in marketing e comunicazione, lavora per un marchio di auto di lusso ma viaggia assolutamente low-cost. Non solo per risparmiare, ma per poter viaggiare di più. I primi viaggi con mamma e papà a bordo di un camper Arca Scout, che lo porta in giro per Italia, Francia, Svizzera, Austria. Ma ora la volontà di allargare gli orizzonti si fa sempre più forte!
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