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Questo articolo è stato aggiornato il Settembre 28, 2020
Ferrara è una città tutta da scoprire e, in Italia, tra le meno visitate dai turisti. Male! Perché questo piccolo gioiello Estense ha molto da offrire, non solo dal punto di vista storico-artistico (trovate tutto in Ferrara cosa fare in un giorno), ma anche sotto il profilo gastronomico.
A Ferrara è bello venire senz’altro in Primavera, ma io ve la consiglio ancor più in inverno, quando le brume padane le donano un’atmosfera sospesa, metafisica, uggiosa, che non fa che accrescerne il fascino antico e che vi sospingerà garbatamente dentro una delle tante osterie del bel centro storico.
Cosa mangiare a Ferrara?
La cucina ferrarese è essenzialmente invernale: si tratta di piatti molto saporiti, un po’ pesanti (d’altronde l’Emilia non è una regione che associamo all’ozio delle ferie di Agosto, potendo fare una scelta), ma davvero degni di nota e di palato. Una cucina che sa di antico, di Rinascimento, di corti e di papi. Una cucina per palati raffinati e semplici al tempo stesso. Vi ho messo curiosità? Ecco una mia personale scelta di 5 piatti tipici, che proprio non dovrete mancare di assaggiare, durante una vostra visita a Ferrara.
Salama da sugo
La salama da sugo è un insaccato di carne di maiale, molto molto saporita: viene preparata macinando le varie parti del maiale, e poi viene fatta stagionare appesa a ganci, come il salame. E’ molto caratteristico entrare nelle varie osterie ferraresi e vedere le salame appese ai soffitti! Rispetto al salame è più piccola e tonda. Terminata la cottura, la salata viene consumata calda, senza pelle, di solito accompagnata da un’abbondante porzione di purè di patate.
Pasticcio ferrarese
Il pasticcio ferrarese, di maccheroni, si compone di una crosta in pasta frolla, che racchiude come uno scrigno maccheroni, ragù, besciamella, funghi, tartufo e noce moscata. La combinazione di questi sapori, in origine tra loro piuttosto lontani, fa sì che ne esca un gusto davvero sorprendente, unico e (diciamolo!) davvero squisito. Solitamente il pasticcio viene cotto in appositi recipienti in rame, in forno.
Cappellacci di zucca
Un’alternativa al pasticcio ferrarese, altrettanto buona e di antica tradizione, è rappresentata dai cappellacci di zucca. Qualcosa di simile si trova anche a Mantova, per fare un esempio. Anche questi provenienti da antichi ricettari rinascimentali, legati agli Estensi, dove sono citati come “tortelli di zucca con il butirro” (fonte: Ferrara Terra e Acqua). In origine, i cappellacci venivano serviti con zenzero e pepe e la forma ricorderebbe appunto quella dei caplaz (in dialetto ferrarese: cappellaccio) dei contadini.
Coppia, pane ferrarese
In qualsiasi osteria, trattoria o ristorante ferrarese in cui vi recherete, vi sarà subito portato in tavola un cestino con dentro almeno una coppia, cioè il tipico pane ferrarese. La coppia consiste in un corpo centrale da cui si dipartono 4 cornetti. E’ un pane particolarmente fragrante e davvero “pericoloso”: non si riesce a smettere di mangiarlo!
Un segreto: se arrivate a Ferrara in treno, fermatevi al forno della stazione, dove vengono venduti ferraresi ricoperti di cioccolato, chiamati dolce-salato; potete scegliere la versione più fragrante o quella più morbida, a seconda dei gusti. Non si tratta di coppie, ma di cornetti singoli, ma l’impasto è comunque lo stesso.
Panpepato
Il nostro breve elenco non poteva che terminare con un dolce, tipicamente natalizio (ma lo trovate tutto l’anno): il panpepato. Secondo l’antica tradizione, questo dolce veniva preparato dalle famiglie ferraresi nel mese di novembre, per essere poi consumato nel periodo di Natale. Forse originario dell’Oriente, importato nel Rinascimento dalle carovane che trasportavano spezie, questo dolce si compone di spezie macinate (da cui il nome), mandorle, noci, nocciole, canditi, arancia, cedro, uva passa, il tutto eventualmente (ma non necessariamente) mescolato a miele, cacao, caffè, liquore.
E’ in realtà difficile descrivere precisamente gli ingredienti del panpepato, perché le ricette sono tante, le varianti ancora di più e le tradizioni di famiglia (ciascuna con le proprie varianti segrete), di più ancora. Che dire? Non vi resta che assaggiarlo, per farvene un’idea!
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