un diario, non un blog,
semplicemente per condividere,
perché vivere senza condividere rende l'esistenza sterile e ogni momento della vita è un viaggio dentro se stessi o nel mondo che abbiamo il dovere di condividere con gli altri
senza presunzioni e con molta semplicità
Ci sono ricascato. Ho ripreso in mano questo diario dopo tanti mesi perche’ volevo condividere con voi una fetta di Bangkok che testimonia la volonta’ di questa metropoli di adattarsi ai tempi e diventare, per quanto ambizioso possa sembrare come concetto, una citta’ a misura d’uomo. Ho preso la mia bicicletta (e spero di parlarvi anche di questo presto, ovvero dell’aver abbandonato i mezzi di trasporto convenzionali ogni volta che e’ possibile per dedicarmi alla mountain bike) e sono andato ad esplorare il Benjakitti Forest Park.
Ufficialmente ancora non aperto al pubblico,
In questo brevissimo video potete avere un'idea dell'estensione di questo parco e del perche’ gli hanno dato il nome di “Forest Park”.
Mi chiedo ancora perché abbia aspettato così tanti anni prima di assaggiare il màprang (in tailandese มะปราง ), che in italiano credo sia “mango prugna” o “prugna mango” se tradotto dall’inglese.
La risposta è semplice:
L'esperienza del bus a Bangkok… l'avete mai fatta? Ora ci sono diversi autobus modermni, con aria condizionata e GPS per segnalare il loro arrivo alle nuove fermate da poco installate in molte zone della città.
Io preferisco quelli vecchi, col pavimemto di legno e senza vetei ai finestrini.
Salire seguendo l'istinto in base alla direzione ma senza sapere dove arriverò di preciso.
Che bello sedersi accanto all'autista che dal cellulare trasmette la sua Playlist preferita. Niente aria condizionata, porte aperte per salire e scendere mentre il bus rallenta ma non si ferma completamente.
Perdersi per ritrovarsi. Questo per me il vagare a casaccio per Bangkok.
La prossima volta che venite, dedicate un paio di ore al perdervi. Vi farà bene, fidatevi.
Una Bangkok anacronistica, viva, con tanti stand di street food, una metropoli che riscopre la bellezza di essere a misura d'uomo, in altre parole
Khlong Ong Ang
l'ultima attrazione di della capitale tailandese, perfetta per una passeggiata serale!
Per tutto il XIX secolo Bangkok fu soprannominata “Venezia d’Oriente” (Venice of the East) per via dei corsi d'acqua e canali che attraversavano la capitale tailandese e che con l’urbanizzazione selvaggia degli ultimi decenni sono stati interrati e coperti. Bangkok, umida e paludosa, venne bonificata, drenata, protetta e arricchita da una rete di “klong” o “khlong” (termine tailandese คลอง per indicare i canali navigabili) sin dal XVIII secolo. Divenuti poi delle vere e proprie “fogne a cielo aperto”, oggi l’amministrazione della città ha finalmente deciso di rivalutare alcuni dei canali che sfociano sul Chao Praya e quello di Ong Ang è il primo esempio dei risultati ottenuti con anni di lavori.
Non sono solito recensire gli hotel o resort dove soggiorno quando vado da qualche parte ma questa volta credo valga la pena spendere qualche parola per parlarvi del Le Charme Sukhothai Historical Park Resort e di come ho scelto questo resort per il nostro soggiorno.
Come promesso nel secondo post dedicato a Sukhothai, qui vi accennerò molto brevemente come siamo arrivati a scegliere il Le Charme Sukhothai Historical Park Resort quando le possibilità in una cittadina come Sukhothai sono davvero molto vaste.
Premessa importante: Le Charme Sukhothai Historical Park Resort
ma neppure un ripiego disperato!
Per scegliere dove soggiornare ho applicato una serie di criteri forse discutibili ma che alla fine
Come promesso, ecco un post pratico per organizzare la visita del Parco Storico di Sukhothai in piena autonomia, sfruttando al massimo la giornata che avrete deciso di dedicare a questa splendida zona della Thailandia.
Cliccando sulla foto qui sotto vi si aprirà su Google Map il percorso creato a tavolino e poi messo in pratica per girare in bici 3 delle aree principali del vasto parco archeologico. Circa 14 chilometri principalmente in pianura (la parte in leggera salita è la prima metà) che vi permetteranno di vedere una parte considerevole delle quasi 200 rovine sparse su una superficie di 70 km2.
Parto col condividere l’errore di base che ho fatto a Sukhothai
Volevo iniziare questo nuovo post su Sukhothai scrivento a caratteri cubitali
ma mi sembrava poco coerente con il mio solito modo di pormi con chi ancora mi legge. Allora ho riscritto l'incipit di questa pagina di diario all'infinito senza però trovare una frase capace di rendere bene l'idea di quello che quest'anno significa per il mondo intero. Ed è fondamentalmente per il fatto che il 2020 è senza dubbio un anno del cazzo che sto per parlarvi di Sukhothai, perché quest'anno ha come (unico) aspetto positivo il fatto di avermi dato la possibilità di scoprire e rivedere angoli della Thailandia bellissimi. Così alla fine mi sono concesso la licenza di usare quella frase, tanto, alla fine dei conti, oramai i blog non li legge più nessuno!
Come dicevo, il fatto di essere in qualche modo intrappolato qui in Thailandia, mi ha permesso più volte di
Approfitto di questa foto per condividere una caratteristica dei tetti delle case tradizionali tailandesi che finalmente sono riuscito a capire.
Guardate la sommità dei 2 tetti
Sento talvolta parlare della Thailandia come di un paese dove si può fare tutto quello che si vuole, di un paese tollerante, dove le leggi vengono spesso infrante o ignorante, soprattutto da parte di chi dovrebbe farle rispettare. Ammetto che forse un fondo di verità potrebbe esserci, soprattutto se si fa un’analisi superficiale del paese. Ho già in passato avuto discussioni/scontri poco piacevoli con presunti viaggiatori che elargiscono consigli (a distanza di 6 anni mi accorgo che il post originale è stato cancellato – era ora – ma il mio resta perchè pur sempre valido Diffidate dai cattivi consigli: l'esperienza individuale non può diventare una regola!) e dipingono la Thailandia come una sorta di jungla burocratica priva di norme.
Se da un lato è vero ad esempio che ci sono molti tailandesi che guidano senza avere una patente, è pur sempre vero che la patente è obbligatoria e ci sono multe per chi venga sorpreso alla guida di un veicolo senza la patente adeguata (la patente italiana NON è riconosciuta qui in Thailandia, ricordatevelo).
E se è anche in parte vero che molte delle leggi thailandesi non sono applicate meticolosamente o sono “applicate a casaccio”, è importante tenere presente che il detto latino “ignorantia legis non excusat” (la legge non ammette ignoranza - sancito anche dall'art. 5 del codice penale italiano) vale anche qui.
Premesso che non sono un avvocato,